Ciao, Bifo
La scomparsa del consigliere Claudio Bassi
L’ 11 luglio scorso, dopo una breve malattia, ci ha lasciato il consigliere Claudio Bassi. Eletto nella lista di Damiano Tommasi Sindaco nelle amministrative dell’anno scorso, ha lasciato un vuoto tanto improvviso quanto incolmabile nei suoi famigliari, nella comunità medico-scientifica, nel mondo della musica, nella vita politica veronese.

Dal comunicato del Sindaco Damiano Tommasi |
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“Claudio Bassi è stato prima di tutto un amico. La sua è stata per noi una grande presenza, e ci dispiace che non abbia potuto proseguire quello che era un suo obiettivo, poter dare il suo apporto alla città. Ci mancherà molto nella sua veste di consigliere comunale, ma sarà altrettanto presente nelle nostre motivazioni. Siamo vicini a Teresa e ai tre figli Michela, Andrea e Daniele. Claudio era sempre molto presente con un entusiasmo contagioso. Dispiace aver perso la sua energia sul campo, ma ce l’abbiamo dentro. Si è avvicinato al nostro progetto perché lo incuriosiva, lo sentiva nuovo. Ha voluto farne parte, è stato eletto, e si è convinto a sedersi anche in Consiglio Comunale, un grande segnale anche per i giovani e i tanti che si sono impegnati in questa campagna elettorale e in questa Amministrazione. Vedere una persona come lui, con la sua carriera professionale e il suo standing mettersi in gioco come ha fatto in questo anno, è stato un grande esempio per tutti noi. Lo ricordo nel giorno delle elezioni quando ha detto “Adesso ci tocca anche amministrare”, cosa che non era nelle sue previsioni, perché voleva semplicemente dare una mano. Il suo sorriso e la sua energia saranno sempre insieme a noi”. |

Commemorazione ufficiale di Annamaria Molino, capogruppo della Lista Damiano Tommasi Sindaco, nella seduta del Consiglio comunale del 27 luglio 2023.
Claudio Bassi ha vissuto molte vite che si sono intersecate tra loro: medico, docente universitario, cantautore e ultimamente consigliere comunale. E marito, padre, nonno. Laureato in medicina e chirurgia nel 1977, Specializzato in chirurgia generale nell’82 e in chirurgia toracica nell’86 Una cosa forse poco nota ma significativa sono i 5 anni svolti nel ruolo di medico di base all’inizio degli anni 80, mentre frequentava la specializzazione. Esercitava a Borgo Nuovo, quartiere all’epoca piuttosto difficile e problematico: con la moglie Teresa ha vissuto in quel quartiere a lungo e aveva chiamato il suo ambulatorio La Bottega Della Salute, un nome che era un programma di vita e un impegno ben preciso Era Professore Ordinario di Chirurgia Generale dell’Università di Verona, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e del Pancreas, direttore dell’Istituto del pancreas. realtà conosciuta a livello nazionale e internazionale.
Responsabile del laboratorio di ricerca di chirurgia traslazionale, è stato Visiting Professor in diverse Università straniere, Membro di numerose società scientifiche italiane ed estere, presidente della Associazione Italiana per le Malattie del Pancreas e vice presidente della Società Italiana di Chirurgia. Claudio Bassi fu uno dei fondatori insieme a un chirurgo tedesco, uno greco e uno inglese dell’International Study Group of Pancreatic Surgery, con l’importante obiettivo di creare degli standard internazionali nella chirurgia pancreatica Ha eseguito quasi 2000 interventi, facendo da tutor a diverse generazioni di chirurghi e contribuendo a importanti innovazioni in questo ambito.

E’ stato docente a numerosi corsi di Laurea, direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale. È stato inserito nel 2018 nella lista mondiale dei dieci maggiori esperti di neoplasie pancreatiche e nella lista degli scienziati italiani a maggiore impatto. Autore di più di 350 articoli e di più di 150 capitoli di libri. Aveva all’attivo più di 300 comunicazioni a congressi nazionali e internazionali. Era presidente della Fondazione Italiana Malattie Del Pancreas, fondata dal professor Pederzoli e poi ereditata da Claudio Bassi, fondazione con un respiro nazionale che finanzia borse di ricerca Quando Claudio Bassi ha iniziato a interessarsi di chirurgia pancreatica questa era veramente agli albori e solo il coraggio, la passione e la determinazione di chi, come Claudio, ha affrontato questo percorso, hanno portato ai progressi straordinari di oggi. Ma era anche un medico molto umano I suoi collaboratori mi hanno chiesto di sottolineare anche altri aspetti ai quali Claudio Bassi teneva molto: la qualità del lavoro della sua equipe e la qualità della vita dei pazienti. Con tutto il personale ha sempre cercato di andare incontro alle esigenze familiari di ciascuno. E la comunicazione con i pazienti e i famigliari era molto umana, era sempre disponibile e distribuiva senza problemi il suo numero di cellulare E per migliorare la qualità di vita dei pazienti e delle famiglie ha introdotto più di 10 anni fa in reparto sia un professionista per il supporto psicologico, cosa molto rara nei reparti di chirurgia; sia la musicoterapia, verso la quale era molto sensibile. E ha fondato personalmente anche l’associazione Gli Amici Del Pancreas che ha come obiettivo interventi di sostegno ai pazienti e alle loro famiglie. E mentre conduceva la sua vita di medico, viveva anche la sua vita dedicata alla musica, era cantautore e chitarrista. Il Bifo, questo era il suo nome d’arte, da 40 anni era presente sulla scena musicale veronese e italiana e da una trentina era affiancato dai suoi amici musicisti in diverse formazioni, il cui ultimo nome era Bifo combo Band, con la quale ha iniziato con le canzoni di protesta e con il Canzoniere Veneto, per approdare attraverso un mix di blues, rock, jazz e canzone d’autore alle esperienze più recenti, come l’ultimo album del quale fa parte la «Ballata delle rughe». Con il suo gruppo ha suonato dappertutto: teatri, locali, feste all’aperto, monasteri e notti bianche. Ha prodotto diversi album che raccontano la vita, come Scritture, storie come il Libro di Giobbe e il Cantico dei Cantici. La sua musica è molto apprezzata anche da altri cantautori italiani, tra cui Claudio Baglioni e Renzo Arbore, con il quale ha suonato. Al potere comunicativo della musica Claudio credeva molto e con la collaborazione del rettore aveva creato un gruppo di lavoro sulla musica popolare che voleva sostenere l’interazione tra i giovani studenti dopo gli anni della pandemia E vorrei infine ricordare il suo ultimo impegno in ordine di tempo, il suo impegno civico in consiglio comunale.



È stato elètto nella lista civica del sindaco e tutti noi che lo conoscevamo vedevano in lui una importante risorsa E in Comune, già in questo primo anno, il suo contributo è stato importante. La sua passione per la musica, lo ha portato a partecipare attivamente alla Commissione cultura e turismo e alla stesura del Regolamento per gli artisti di strada. E vorrei anche sottolineare che tutti abbiamo apprezzato la sua presenza durante le riunioni tra consiglieri: i contributi di Claudio erano sempre equilibrati e pacati, era una persona che riusciva ad unire. Durante questi mesi di malattia ha sempre avuto un atteggiamento positivo, abbiamo ammirato il suo modo semplice e dignitoso di affrontare la malattia. L’eredità che lascia a tutti noi in Comune è importante, non è un’eredità materiale o di lavoro, è un atteggiamento nei confronti della vita: Per Claudio era importante avere una vita colma, amare la vita Aveva una gioia di vivere contagiosa, un cuore incredibilmente grande, e un fuoco dentro Questa è la sua eredità per noi, in Comune.
Grazie Claudio
Gli interventi dei consiglieri comunali
Diversi i consiglieri di maggioranza e di opposizione che sono intervenuti per commemorare il loro collega. Riportiamo, dei loro discorsi, alcuni passaggi: Giacomo Cona (Traguardi): “Tra i tanti magnifici ricordi ed insegnamenti che Claudio Bassi ci ha lasciato, voglio ricordare il grande impegno e l’entusiasmo da lui messi con passione e dedizione per il nuovo Regolamento degli Artisti di strada. Claudio era davvero una persona fuori dall’ordinario: un uomo saggio, un medico di grandissima esperienza, una persona umile, amichevole, gentile, collaborativa come poche altre. Ci manchi, ci mancherai, ma sarai sempre qui grazie alle tante cose che hai saputo trasmetterci in questi mesi…” Veronica Atitsogbe (Lista Damiano Tommasi): “Una carezza, un abbraccio ed un sorriso che sapeva di saggezza, che trasmetteva calore…Claudio, il padre, il marito, il nonno, l’amico, il medico, lo studioso, il docente, il musicista, e anche il consigliere comunale: una persona di rara umanità. Un anno fa scelse di impegnarsi per rendere la sua Verona ancora più bella, portatrice di valori come la cura, l’inclusione, l’ascolto, il dialogo, la solidarietà” Jessica Cugini (Sinistra in Comune): “Fiorella Mannoia ha detto che il modo migliore di ricordare le persone care è cantare le loro canzoni e quindi mi riprometto di imparare quelle di Claudio… Ne “Il vecchio e il bambino” di Francesco Guccini c’è un verso che mi ricorda Bifo e che dice dell’incapacità, nei nonni, di distinguere il vero dai sogni, che è poi quello che ci porta a fare politica, ad avere una utopia da raggiungere. Un altro verso di Fossati dice che alcune persone sono come la prua nel mare, capaci di creare un segno: l’augurio a tutti noi è di continuare a coltivare quel segno”.



Carla Padovani (Lista Sboarina sindaco Battiti per Verona): “Nella vita a volte capita di incontrare opersone che sfiori appena con cui condividi un brevissimom tratto di cammino ma che si fissano nel tuo cuore irreversibilmente: Claudio è stato questo. Un sorriso accogliente e disarmante in cui si coglieva una grandissima umanità”. Federico Sboarina (Lista Sboarina sindaco Battiti per Verona):”Quando sono stato raggiunto dalla notizia, sono stato profondamente colpito. Mi sono chiesto il perché, visto che conoscevo il prof. Claudio Bassi di fama, ma personalmente solo da pochi mesi, in Commissione o in consiglio. E in queste occasioni ho potuto apprezzare la sua disponibilità, la sua cordialità, la sua ironia: non è un fatto banale, in un contesto come quello della politica, dove veniamo da formazioni, idee, percorsi a volte completamente diversi; però lui ha rappresentato l’essenza dello stare qui dentro: il bene della nostra città”. Alberto Bozza (Forza Italia Berlusconi per Tosi) “Un collega conosciuto in questi banchi di democrazia, di confronto, anche su posizioni diverse, ma sempre con il grande rispetto che una persona come lui riusciva a fare trasparire. Un grande uomo prima ancora di un luminare della medicina”. Patrizia Bisinella (Fare con Flavio Tosi): “Il prof. Bassi – Claudio – ha significato molto per noi, per questa aula, nonostante la brevità del tempo trascorso; non è mai mancata da parte sua la collaborazione, piena, leale, sincera nel confronto sulle questioni affrontate. L’aspetto che più mi ha colpito di lui sono state la grande empatia, la grande umanità nel porsi con le persone. Porto anche il sincero cordoglio di mio marito Flavio Tosi”.




Luigi Pisa (Forza Italia Berlusconi per Tosi): “Nonostante fosse un luminare, Claudio era una persona che ti metteva subito a tuo agio. Nonostante in 30 anni di Consiglio comunale abbia conosciuto tante personalità importanti, lui si è distinto per essere una persona simpatica, cordiale, ironica”. Michele Bresaola (Partito democratico) ” Ho condiviso con Claudio un anno di consiglio comunale; eccellente e sensibile medico, brillante professore, impegnato civilmente per la pace, per la salute, capace di suggerire, di consigliare con garbo ed acume; di esprimere entusiasmo e gioia di vivere”. Alberto Battaggia (Lista Damiano Tommasi Sindaco): “Difficile conciliare i toni istituzionali che si dovrebbero mantenere con l’urgenza dei sentimenti personali. Sono arrabbiato con Claudio: lo conoscevo di fama, poi finalmente l’ho conosciuto in campagna elettorale e poi in consiglio. Con lui avevo iniziato in Commissione cultura e in termini personali un rapporto molto promettente, condividendo empaticamente un entusiasmo adolescenziale verso progetti molto ambiziosi: ricordo una bellissima serata con Giampaolo Rizzetto ed Enrico De Angelis. In Commissione la sua formazione, le sue competenze artistico-culturali, erano importantissime: ora dobbiamo valorizzare e realizzare le proposte che ci aveva fatto”.



Tra gli amici storici di Claudio Bassi, il giornalista e critico musicale Giampaolo Rizzetto, che a Claudio ha scritto questa intensa lettera.
Lettera aperta a mio fratello Bifo
Non so onestamente quanto il destino, il fato, la casualità siano entrati a gamba tesa nella magica, ultima serata di Rumors Festival, bagnata dalle accorate parole di Elisabetta Fadini e di Marta Ugolini e dalla dolcissima presenza di Marco Campedelli, di Teresa De Longhi e Daniele in ricordo di Claudio “Bifo” Bassi. So solo che quei due- Daniel Norgren e Bifo due artisti /poeti lontani migliaia di chilometri, l’uno nato tra le fredde, innevate betulle della Scandinavia, l’altro vissuto tra i concreti, caldi colori di una città – si sarebbero trovati ad occhi chiusi domenica sera sul palco del Teatro Romano, giocando con le loro musiche preferite, quelle-ora seducenti, ora oniriche, ora ruvide – uscite dai cassetti della fine dei Sessanta e dei primi Settanta, quelle dove le chitarre erano lame affilate o tempesta furiosa, dove la batteria era un “funky” squassante o un misurato sussurro, dove, infine, i tasti bianchi e neri di un pianoforte o di un “Hammond” erano un invito ad attraversare” le porte della percezione” o a dipingere ballate, favole e “green zone”. Il mondo musicale di Daniel Norgren, così come l’ha espresso domenica sera, è un viaggio tra le “radici”, un orgoglioso rifiuto alle “diavolerie” tecnologiche contemporanee, un affresco dove convivono e si sovrappongono il blues urbano, il folk della West Coast e del primo Dylan, il rock più canonico, mescolato alle turbolenze hendrixiane, frammenti “funky”, evocative suite che richiamano paesaggi ed orizzonti dell’anima.
E tutta questa “enciclopedia”, questa insopprimibile voglia di esplorare, di abbattere steccati e di fondere generi e stili diversi l’ha studiata e messa in pratica pure mio fratello Bifo nella sua lunga carriera di “musicante”, anche quando affrontando i biblisti cristiani, i sapienti mediorientali, i filosofi classici o i suoi amati cantautori come Ciampi, De Andrè, Fossati, Gaber, Jannacci, Conte, etc li ha piegati e plasmati nel solco di quelle strutture musicali, di cui abbiamo parlato prima. Un cantautore, dunque, con un’esplosiva, fedelissima band.

Ma c’è un altro dato fondamentale che accomuna in maniera straordinaria (anche se con finale diverso) lo svedese Norgren con il nostro Bifo : sono i testi, dove al centro c’è l’umanità con la sua matassa di gioie e di dolori; dove “l’alba splendente che inizia” (The Day That’s just Begun) è “come gustare l’ora per l’ora, vivere gratis con la gioia di un bambino” (Ballata della paura) ; dove “quella nuova casa, quella tua immagine impressa da tempo, quel chiaro di luna sul tuo viso, quel mio aspettarti “( New Home, If You Look At the Picture Too Long, Moonshine Got Me”, I Waited For You) è il buen retiro di Claudio e Teresa a San Zeno di Montagna, il rifugio di “due liberi e pensanti, eterni e devoti amanti”, la fortezza che scaccia l’angoscia “di non fare in tempo a fare attraverso solo anche con te” (La ballata delle rughe e Questo e altri giorni) e dove, infine “una vecchia melodia di mio nonno e la gente che sa sciogliere il mio cuore di legno” ( Music Tape, People are good, Let Love Run The Game) è “quella luce, quella voce che si leva” – leggi la musica-poesia come linguaggio universale di concordia- “un’ala di speranza che sussurra una canzone, un’ala di sapienza, un guinzaglio senza lampione” (La ballata per Ivano).
Al centro- e lo ripetiamo- dei nostri due storyteller c’è, dunque un chiaroscurale fermo immagine, una diapositiva che racconta il quotidiano, la fatica del lavoro, la fragilità o solidità dei sentimenti, la solitudine o l’amicizia, la speranza o il buio, il bene e il male. E’ un sentire comune quello che esprimono Norgren e Claudio Bifo Bassi, un focus che, però ha un quesito fondamentale: qual è il destino dell’uomo e che cosa l’ aspetta dopo aver lasciato questa terra? E qui il poeta venuto dal freddo e il poeta chirurgo della speranza si dividono in un’esegesi che non lascia dubbi: da una parte trovi Norgren con il suo razionalismo nordico, con il suo esistenzialismo scevro da trascendenze: “tutto è effimero, di breve durata”- questo il significato di Everything You Know Melts Away Like Snow- “i beni materiali, la vita, la fama, tutto è destinato a sciogliersi come neve al sole e a scomparire con l’unica certezza, la morte “ E allora-dice Daniel- cosa ci resta? “Quello di sfruttare- tema portante di Like There Was A Door” – “al meglio il tempo che abbiamo, di cercare nel corso della nostra esistenza nuove porte per una migliore o differente realtà; “di stare con gli amici e di eccitarsi (Whatever Turns You On), di guardare i bambini arrampicarsi sugli alberi o vederli alzati fino a tardi (Why May I Not Out And Climb The Trees?) ma al tempo stesso ammonendoli sui possibili rischi di una caduta, una volta raggiunta l’età adulta”. Per Norgren, dunque, c’è l’attimo, il godere finché è possibile di quello che la transitorietà della vita ti offre, perchè poi c’è l’ultima fermata che non puoi saltare, la morte che cancella e annulla ogni cosa.
Il cielo è assente, manca, in sintesi, il sogno che avanza, “il canto di quelli che ci sperano ancora, di quelli che ci credono ancora, per chi ha stretto il culo e i denti, per i buoni e i perdenti, per tutti i puri che ammiro e invidio” (Il sogno che avanza ancora ), che invece troviamo in Bifo. Per lui il ciclo della vita, inteso non come monotona ripetizione di gesti ma costante ricerca, era -mi si passi l ‘azzardo zeppeliniano- una “ stairway to heaven”, un far del bene, un abbraccio corale, un “bisturi” contro le sofferenze, un’adesione ad un sincero, disadorno ma luminoso cristianesimo. Per mio fratello Bifo il paradiso era un dolce pensiero, una celestiale armonia di bontà e d’amore, una liturgia da applicare quotidianamente, il sacro ancorato sulla terra e al di là della morte. Non c’è dunque da meravigliarsi se lavoro e musica convivevano nel suo cuore: erano entrambe salvifiche, tese ad alleviare il dolore e a sedurre la mente e l’anima, alla stessa stregua di una povera folla che invoca e canta il Nazareno, di un Gesù che- come sottolinea giustamente Marco Campedelli- aveva una voce bellissima, di un Orfeo, medico e musico che riusciva ad ammansire la natura selvaggia, di un biblista, infine, con la profondità degli inni.
Nel canzoniere di Bifo, dal Sogno che avanza al penultimo lavoro Poco ballabili ballate (l’ultimo uscirà in autunno), anche quando racconta il quotidiano, lo sguardo bonario verso i giovani, il lampo beffardo contro i potenti e le ingiustizie, il blues auto ironico sul pancreas, l’affetto degli amici, la casa come rifugio d’amore, le rughe della saggezza (temi in gran parte condivisi con Daniel Norgren) la direzione finale è sempre quella, precisa e ostinata: un umanesimo spirituale.
Ciao, salutami Beppe e Rudy