Il toro in Arena. Fav e Arena di Verona srl ad un bivio
Non si fa cultura a cornate. La Politica torni a galla.
Luciano Guerrini: “Il Comune riprenda il controllo dell’Arena di Verona”
di Alberto Battaggia

Si moltiplicano, in questi giorni, gli appelli alla pace: e chi mai, tra le persone di buon senso, non vorrebbe un clima disteso e di collaborazione tra il Comune di Verona e Fondazione Arena di Verona, il principale volano dell’economia turistico-culturale cittadina? L’importante però è non confondere le acque e riconoscere con chiarezza le responsabilità politiche. I fatti parlano chiaro. Ricapitoliamoli brevemente.
La manifestazione di interesse
Nel dicembre scorso, il sindaco e presidente della Fondazione Arena di Verona dichiarò di volere promuovere una manifestazione di interesse per la scelta del nuovo Sovrintendente. In Consiglio di indirizzo, con i Soci, si sarebbero vagliate le candidature arrivate. Una manovra rivolta contro Cecilia Gasdia? No: la Sovrintendente uscente avrebbe potuto presentare la sua candidatura come tutti e, qualora la scelta avesse riguardato altri, proseguire la sua attività alla direzione artistica, come era stato previsto nel 2017, prima delle dimissioni forzate (dal Ministero della cultura) di Gianfranco De Cesaris.

presidente di Fondazione Arena di Verona

sottosegretario alla Cultura
gia amministratore delegato di Arena di Verona srl

Sovrintendente di Fondazione Arena di Verona e presidente sub judice di Arena Verona srl

avvocato, difende gli interessi del Comune di Verona
La Camera di Commercio si schiera
A metà gennaio, Giuseppe Riello, a nome del socio Camera di Commercio, annunciava unilateralmente di volere appoggiare in ogni caso la candidatura di Cecilia Gasdia. Un’evidente forzatura dal sapore squisitamente politico: creare un fuoco di sbarramento contro la giunta Tommasi. Puntualmente, i nuovi rappresentanti in consiglio di indirizzo della Regione Veneto, del Ministero della cultura e del socio privato Cattolica Assicurazioni si allineavano, rigettando la proposta della manifestazione di interesse: “A che serve? Non c’è più tempo….Il sindaco faccia una proposta e poi vediamo come va il voto..”

Il sindaco messo in minoranza
Il 3 marzo, il Consiglio di indirizzo, per la prima volta nella storia della Fondazione, metteva brutalmente in minoranza il sindaco e i due altri rappresentanti del Comune votando Cecilia Gasdia. Come pensare di gestire una macchina così complessa e fragile come Fondazione Arena di Verona escludendo il Comune proprietario del monumento che ospita gli spettacoli? Sbagliato politicamente e funzionalmente, dunque; ma legittimo giuridicamente.
Lo sfregio dell’extra lirica
Il peggio, tuttavia, sarebbe arrivato di lì a pochissimo. Tre giorni dopo, con una iniziativa attualmente sub judice per la forzatura questa volta assai probabilmente anche giuridica, Cecilia Gasdia, senza informare il Presidente unico rappresentante legale di Fondazione Arena di Verona e sindaco della città Damiano Tommasi e senza fare deliberare il Consiglio di indirizzo in merito, convocava l’assemblea della società a responsabilità limitata Arena di Verona srl – della quale Fondazione è socio unico – autonominandosi presidente, nominando nel consiglio di amministrazione Gianfranco De Cesaris e Flavio Piva e affidando a Cecilia Baczynsky, già segretaria di Gianmarco Mazzi, precedente amministratore delegato della società, l’incarico di direttore operativo, Da non credere.
Una spregiudicatezza della quale non si capisce bene la razionalità: per quanto si possa ritenere giusto (e non lo è) trasformare il tema della scelta di un nuovo Sovrintendente in un’arma per indebolire la nuova amministrazione, quasi fosse una rivincita post-elettorale, come si può pensare che la sfida si spinga fino al punto di spossessare il Comune della propria sovranità sulla principale macchina turistico-culturale cittadina senza reagire?
La reazione del Comune
La reazione infatti c’è stata. Non senza ulteriori, inascoltati tentativi del Sindaco di ricomporre le tensioni sull’unico piano sul quale i rapporti tra gli enti dovrebbero stare: quello del confronto. Il 1 di giugno scorso, l’avvocato Lamberto Lambertini consegnava un atto di citazione al Tribunale delle imprese di Venezia contro Arena di Verona Srl, con l’obiettivo di sospendere e poi fare annullare gli atti che hanno portato alla presidenza di Cecilia Gasdia.
Vedremo quello che succede. Ma la morale è chiara. E’ stata montata contro il nuovo sindaco della città e la sua maggioranza un attacco rozzo, brutale, dimentico degli interessi della cittadinanza, ma specialmente privo di lungimiranza. Il patto Riello-Gasdia_Mazzi non reggerà la forza degli eventi. La gestione dell’Arena e dell’extralirica è destinata a tornare nelle mani dell’Amministrazione.
Alla fine, la Politica tornerà a galla.
Abbiamo intervistato Luciano Guerrini, assessore allo Spettacolo durante l’amministrazione di Paolo Zanotto tra il 2002 ed il 2007: fu lui ad introdurre la gestione anche pubblica della musica rock in Arena, grazie alle sue precedenti esperienze maturate con “La Fabbrica della musica” nella prima metà degli anni ‘80.

Avvocato, ci racconti come nacque l’extralirica nel nostro Anfiteatro
“L’Arena di Verona, negli anni Ottanta e Novanta, aveva già ospitato grandi spettacoli di questo genere. Noi, come nuova amministrazione, ci rendemmo conto che era il momento di rompere il vincolo delle limitazioni e di offrire, attraverso una progettualità del Comune, proposte originali ed innovative. Fu così che nacque, per la prima volta, una delega specifica allo “spettacolo” e che mi attivai perché il Comune ottenesse da Soprintendenza e Ministero della cultura un allargamento della disponibilità di date per favorire una più significativa presenza di eventi di popular music, come si dice oggi. Allora, infatti, i vincoli erano decisamente pesanti. Se non ricordo male nel primo anno la disponibilità di spettacoli fu di solo cinque, e fu attraverso “Notre Dame de Paris”, di Riccardo Cocciante, prodotta da Davide Zard con diretta Rai e produzione di un Dvd che iniziò questo percorso. Alla fine del nostro mandato, l’ultimo anno, ne furono realizzati almeno una dozzina. E sotto la diretta egida dell’assessorato le proposte di “Verona Music Festival” rafforzarono anche “Verona Jazz”, grazie alle sponsorizzazioni alimentate dalla nuova dimensione musicale della città, al’interno del quale ospitammo star come Roger Waters, Eagles, Mar Knopfler, Who per ricordarne solo alcuni su un fronte ed Eric Clapton sull’altro. Furono anni memorabili”.
La gestione era quindi svolta direttamente dal Comune?
“Esatto. Fu molto importante anche il ruolo di Giampaolo Savorelli e dello staff che già si occupava delle iniziative teatrali comunali. La nostra stretta collaborazione permise al Comune di seguire una chiara ed autonoma politica culturale, adottando scelte precise, orientate alla massima qualità possibile. Il Festival era esclusivamente di nostra gestione. Clamoroso il successo di pubblico e decisamente incoraggiante anche il ritorno economico
I dirigenti di Fondazione Arena come vissero questa iniziativa?
Bene, anche perché ero aiutato dal Sindaco, presidente della Fondazione. La collaborazione era indispensabile, perché ovviamente dovevamo inserirci opportunamente in un calendario che era tradizionalmente costruito sull’opera. L’allora Sovrintendente Claudio Orazi fu molto disponibile e non ci fu alcuna tensione tra le due sfere di attività, nemmeno dal punto di vista organizzativo, perché gli eventi non erano poi così numerosi da creare difficoltà alla programmazione operistica”.
Come proseguì l’extra lirica con le amministrazioni Tosi?
Dopo il 2007 le attività continuarono e in maniera assai più ampia e programmata, anche in ragione del nuovo accordo con il Ministero che è quello ancora oggi in vigore, ma fu abbandonato il nostro modello, che era molto legato anche alle persone che le avevano messo in piedi. L’Assessorato allo Spettacolo non fu più riproposto e quello della Cultura fu avocato a sé da Tosi nel suo secondo mandato. Fu peraltro creata una commissione, se ben ricordo di composizione tecnico-amministrativa, che si limitava a valutare di volta in volta quello che veniva proposto dai promoter dello spettacolo locali, come Eventi, e non. Gli spettacoli continuarono ad essere programmati ed a crescere di numero, ma il Comune ne perse sostanzialmente il controllo politico-culturale”
La svolta avviene nel 2012, quando, col secondo mandato di Tosi, nasce Arena di Verona srl.
“Diciamo che la nuova società, interamente controllata da Fondazione Arena socio unico, ne fu la premessa. Si trattò di un’operazione costruita dal Sindaco Flavio Tosi e dal Sovrintendente di allora Francesco Girondini. Al’inizio la srl venne usta più come una società di scopo della Fondazione per service e supporto alle proprie attività; è vero che nello Statuto prevedeva anche la possibilità di organizzare spettacoli, ma questo aspetto non sembrava essere così dominante. Arena di Verona srl sembrò infatti più rispondere ad opportunità contabili od economiche: alcuni cespiti del patrimonio della Fondazione – l’archivio dei costumi, oggetti di scena e archivio fotografico – furono trasferiti in quello della srl. Se non ricordo male fu anche fatta oggetto di indagini giudiziarie e tributarie Poi, con la nuova amministrazione di Federico Sboarina, nel 2017, arrivò Gianmarco Mazzi: questo ha cambiato tutto”.
Cosa succede con Gianmarco Mazzi amministratore delegato di Arena di Verona srl?
“Mazzi aveva alle spalle una carriera prestigiosa, con esperienze notevolissime nel campo dello spettacolo. Pensiamo solo alla direzione del Festival di Sanremo. Parliamo di una delle figure più importanti del settore in Italia. In particolare, Mazzi ha portato in Arena le televisioni. Non è che la Rai non fosse mai venuta prima, intendiamoci, le dirette le aveva fatte anche con noi; ma il nuovo amministratore ha portato una rete di relazioni possente, facendo decollare l’extralirica grazie alle più che rilevanti implicazioni economiche di immagine, politiche ed economiche: si parla infatti di alcuni milioni di euro di ricavi”.
Qualcuno potrebbe dire: e cosa c’è di male in questo?
Intanto si è creata una situazione organizzativamente difficile con l’attività operistica: se inserisci cinquanta eventi extralirici, non hai più tempo di fare le prove. Le lamentale, in questi anni, di registi, artisti e maestranze sono state continue. In secondo luogo c’è un problema di identità: l’Arena di Verona è il più grande teatro lirico all’aperto del mondo e quindi posto nell’ambito dell’eccellenza assoluta, è giusto che degradi a vecchio stadio romano dedicato ad un pop rock massificato? Infine c’è una grave questione politica: è accettabile, per come si sono messe le cose, che il Comune non abbia più alcun controllo diretto o indiretto su manifestazioni che hanno raggiunto livelli di popolarità imponenti e che si svolgono in una struttura di sua proprietà, tanto unica, quanto preziosa? Che non sia in grado di influire sulle scelte, gli indirizzi di politica culturale, i rapporti con la stagione operistica, con i media nazionali? Direi proprio di no. E’ una situazione grave e che a mio giudizio è inaccettabile”.
Se la nomina a maggioranza di Cecilia Gasdia, sorprendente perché politicamente inopportuna, ha stupito, ma come tale legittima, l’autoinvestitura della stessa a presidente di Arena Verona srl – sulla quale pende un ricorso – ha stupefatto trasversalmente tutta la città. Come spiegare tanta determinazione? Quale obiettivo la giustifica razionalmente?
“Ancora prima del Consiglio di indirizzo in cui fu messo in minoranza il Sindaco, sugli organi di informazione circolava già l’organigramma auspicato da alcuni soci, in particolare la Camera di Commercio. Sin da allora si capiva che il disegno era quello di legare strettamente le due realtà: la Fondazione Arena d Verona e Arena di Verona srl, non so con quale gerarchia. Quale obiettivo meritava una forzatura così evidente? Tante possono essere le risposte. L’impressione è che nella scelta di legare indissolubilmente le due realtà aziendali per come lui stesso si è espresso in epoche non sospette, sia stato sicuramente fondamentale il peso personale di Gianmarco Mazzi”.
Cosa potrebbe o dovrebbe fare il Comune?
“Sappiamo che c’è un contenzioso in corso, vedremo che succede. In ogni caso, per quanto sono stato in grado di verificare, l’amministrazione potrebbe recedere unilateralmente dalla concessione che l’ex sindaco Sboarina firmò l’estate scorsa tra il primo ed il secondo turno elettorale di affidamento dell’Arena a Fondazione predisposta anche per garantire ad Arena extralirica l’utilizzazione dell’anfiteatro. A mio avviso l’importante è che il Comune recuperi un pieno controllo dispositivo, anche nel caso fossero destinate ad essere ridimensionate nel numero per una scelta di indirizzo diversa, per motivi tecnici, come il restauro del monumento, di riequilibrio con il calendario della lirica ovvero per ospitare anche eventi sportivi. Non si tratta quindi di una ritorsione, ma di un’esigenza obiettiva, culturale e politica: sicuramente non abdicabile “.
Avete indicato e votato come sovrintendente uno che ha barato nel suo curriculum! Basta questo per evidenziare la vostra linea. Complimenti! Siete succubi di un PD che si è intestato la Vostra Vittoria elettorale e non siete in grado di scrollarvi di dosso questa egemonia nonostante sia una Vittoria civica e non del PD! Di questo passo i cittadini si renderanno conto prestissimo dei danni che fate.