Non si può morire di freddo
Comunicazione di Paola Poli al Consiglio comunale del 14 dicembre 2023
Mentre la città si sta addobbando per il Natale in un scintillio di luci e di colori e la stampa e i social dedicano ampi spazi ai commenti sulla stella di piazza Bra, come fosse il problema più importante di Verona, accadono fatti inquietanti: a S. Lucia al deposito ferroviario, su un locomotore fermo su un binario tronco , dove un ragazzo di 27 anni aveva trovato rifugio, il freddo non gli ha dato scampo ed è morto assiderato.

Non molto lontano da questo luogo , nello stesso quartiere un altro ragazzo è stato visto passare le notti su una panchina sotto la pensilina alla fermata dell’autobus e sembra rifiuti l’ospitalità in una struttura. Sabato scorso verso l’una di notte un ragazzo girava per la strada nudo con uno zaino in spalle ad una temperatura di 2° gradi.
Questi tristi fatti testimoniano che esiste una situazione diffusa di disagio sociale e psichico, soprattutto tra i giovani, ma non solo. Non importa se sono italiani o stranieri, non fa differenza la cittadinanza, il colore della pelle, sono persone che hanno bisogno di aiuto e che non possono dormire in strada, non per un problema di decoro della città ma per dignità e sicurezza personale.
“Questi tristi fatti testimoniano che esiste una situazione diffusa di disagio sociale e psichico, soprattutto tra i giovani“
I posti letto nei dormitori sono aumentati ma non sappiamo se sono sufficienti a coprire il fabbisogno, perché nel contesto di povertà ed emarginazione c’è molto sommerso che bisogna far emergere.
Dobbiamo attivare o implementare laddove sono già presenti operatori di strada, preparati che sappiano intercettare i bisogni e relazionarsi con chi vive nel disagio, offrire alternative alla strada perché anche chi respinge un letto in un dormitorio e rischia di morire al freddo va capito ed aiutato, ognuno/a ha la propria storia non ci si può girare dall’altra parte dicendo “se lo vuole, si arrangi”. Alla base di questa riluttanza c’è sicuramente un problema che va affrontato nel modo corretto ed adeguato.
Bisogna investire nei servizi di prevenzione sociali e sanitari in termini di risorse professionali sia sul territorio che nelle strutture carcerarie dove nell’ultimo periodo, in tre settimane si sono registrati tre suicidi tra i detenuti.
“Bisogna investire nei servizi di prevenzione sociali e sanitari“
Questa è la vera politica di sicurezza e di rispetto di una comunità.
Auspico che questa Amministrazione si impegni ulteriormente con il mondo dell’associazionismo e con l’Ulss9 per attivare percorsi di prevenzione ed inclusione a contrasto di situazioni di disagio sociale e psichico nel territorio e nelle carceri.