Agsm-Aim a tutto campo
Intervista al Presidente Federico Testa
Il processo di fusione con Vicenza; l’affare Compago; le strategie dimensionali e territoriali; il prossimo rinnovo delle cariche; Ca’ del Bue; la nuova Amia; una Fondazione per le liberalità; le tariffe delle bollette.
a cura di Alberto Battaggia
Il 13 dicembre dell’anno scorso, Federico Testa veniva nominato presidente del Gruppo Agsm-Aim. Ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università di Verona; già parlamentare del Partito democratico per due legislature; già commissario e poi presidente nazionale di Enea; dal 2002 al 2005 anche vicepresidente di Agsm: un curriculum, professionale e politico, che ha fatto dire ai più che era arrivato l’uomo giusto al posto giusto. Specialmente perché la gatta da pelare era – ed è – molto molto impegnativa.

Si ricorderà infatti come Testa sia subentrato a Stefano Casali dopo che questi aveva perso la fiducia del Socio maggioritario, il Comune di Verona, che aveva giudicato non abbastanza trasparente la gestione del “caso Compago” , che è ancora aperto e che potrebbe generare un lungo contenzioso.
Frutto di un accorpamento recente – la fusione tra le aziende energetiche di Verona e Vicenza è del dicembre 202o – il gruppo l’anno scorso ha registrato ricavi per 3,3 miliardi (il 74 per cento in più rispetto al 2021 per effetto dell’incremento dei prezzi delle commodities), grazie a più di 800 mila clienti; ben articolata anche nella produzione diretta di energia, Agsm Aim è destinata ad evolvere ulteriormente sul piano dimensionale, per potere concorrere efficacemente suo mercato degli approvvigionamenti energetici.
Trascorso quasi un anno dall’inizio del mandato, abbiamo chiesto al presidente Testa di parlarci dei problemi immediati e delle strategie del gruppo.
Presidente, è trascorso quasi un anno dal suo insediamento: che azienda ha trovato, allora, e cosa è cambiato in questi mesi?
Ho trovato un’azienda che aveva iniziato un delicato processo di accorpamento con un’altra realtà, Aim di Vicenza. Questo processo è ancora in atto, perché le fusioni sono vicende complesse, nelle quali convergono vicende e logiche diverse, quindi anche relativamente lunghe. Qualche difficoltà in più è venuta dalla scelta, fatta all’inizio, di stabilire una cesura abbastanza netta col passato. Questo indirizzo, in astratto, ha dei vantaggi, perché ci si libera più in fretta dalle vischiosità precedenti; ma, dall’altro, come è avvenuto, rischia di creare delle tensioni con le precedenti strutture, che si sentono improvvisamente estromesse.
Aggiungiamo che Agsm-Aim era presente sulla stampa da settimane, per via della questione Compago, in toni incompatibili con le esigenze di un’azienda come questa, che dovrebbe occupare gli spazi dei media per la qualità dei servizi offerti ai clienti, non per altre cose. D’altra parte è vero che la vicenda è stata gestita in modo discutibile. Ma oggi mi sembra che siamo tornati alla normalità, sotto il profilo dell’esposizione mediatica.
L “AFFAIRE COMPAGO” |
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La vicenda nasce l’estate del 2022, quando il cda del gruppo, ancora presieduto da Stefano Casali, blocca improvvisamente l’acquisto del 35 per cento della holding lombarda “Compago” , valutata 67 milioni di euro, rinnegando l’iniziativa del consigliere delegato di Agsm-Aim Stefano Quaglino. Lo stop innesca pesanti conseguenze politiche, perché la nuova amministrazione del Comune di Verona, mai informata di quanto sta avvenendo, sfiducia i propri consiglieri di nomina veronese e li sostituisce. Il nuovo cda, il 13 dicembre 2022, nomina nuovo presidente Federico Testa. |
Quanto ha pesato, in questi mesi, l’eterogenea composizione del consiglio di amministrazione, per metà scelto dal Comune di Verona e per l’altra da quello di Vicenza?
In una prima fase molto. Quando sono arrivato io, il collegio sindacale, appoggiato dai consiglieri vicentini, ha presentato un ricorso al Tribunale delle imprese di Venezia ex art 2409, con l’obiettivo di fare dimettere il consigliere delegato e lamentando altre presunte scorrettezze. Nonostante si trattasse di vicende antecedenti al mio arrivo, l’azienda è rimasta ingessata: discutere in consiglio era difficile, perché tutto quello che si discuteva veniva alla fine utilizzato per rafforzare il senso di quel ricorso. Ad esempio, una mia richiesta di avere qualche giorno, essendo appena arrivato, per rendermi conto della situazione è stata interpretata come un’azione dilatoria per proteggere il consigliere delegato Quaglino

Poi cos’è successo?
Che il Tribunale delle imprese di Venezia ha rigettato il ricorso. E che Giacomo Possamai è diventato sindaco di Vicenza. Dalla fine di luglio il clima è cambiato e almeno i rapporti con i consiglieri del cda si sono fluidificati. Non quelli con il collegio sindacale, guidato da Gaetano Terrin, che ha mantenuto il suo atteggiamento fortemente critico. Nel pieno rispetto dell’autonomia del collegio sindacale, che un amministratore deve garantire, ritengo che in diverse occasioni tale collegio abbia espresso posizioni strumentali.
IL COLLEGIO SINDACALE
Il Collegio sindacale di Agsm Aim è composto dal presidente Gaetano Terrin, da Gabriele Pasquini e da Chiara Zantedeschi; sindaci supplenti sono Alessandra Bassi e Antonio Gennarelli. Il Collegio Sindacale rimarrà in carica sino alla data di approvazione del bilancio dell’ esercizio che si chiuderà il 31 dicembre 2023

La questione Compago rimane aperta. Cosa prevede a proposito?
In assenza di iniziative di altro genere da parte nostra, Compago ci chiederà i danni per il mancato ottemperamento ad un contratto che era stato firmato. Noi ci difenderemo, come abbiamo già fatto, sostenendo che anche Compago non ha ottemperato alcune clausole previste da quel contratto; ma una richiesta risarcitoria è del tutto probabile. Noi abbiamo fatto anche quest’anno una serie di accantonamenti, in bilancio, per fronteggiare questa eventualità.
Non potrà esserci una transazione?
Le possibilità di una transazione vanno verificate da entrambe le parti per capire fino a che punto e in quale forma sia possibile individuare una possibile chiusura di un contenzioso che sarebbe molto lungo. Nel frattempo abbiamo chiesto ad una qualificata banca di affari esterna di aggiornare le stime sui prezzi delle quote.
Nel 2024 scadranno le cariche di molti amministratori del gruppo. Prevede un forte ricambio?
Scadono tutti i consiglieri della capogruppo. Nelle controllate i consiglieri scadono tre anni dopo la nomina, quindi ci sarà un certo scarto temporale a seconda dei casi. Questa estate, in assemblea, ho proposto di semplificare la governance delle controllate. Ora le società controllate hanno tre amministratori: un dirigente e due esterni. Scegliendo due dirigenti interni ed uno esterno risparmieremmo significative risorse, il 50 per cento in meno, per la precisione, di quanto spendiamo oggi per le cariche, Se poi al posto di un collegio sindacale a tre ci mettiamo una società di revisione o un collegio sindacale a un solo componente, i risparmi aumenterebbero ancora. Un importante ridimensionamento dei costi di gestione che potrebbe liberare risorse per il sociale o le bollette..
Come sarà scelto il prossimo amministratore delegato del gruppo?
L’amministratore delegato è materia di competenza dei Soci. Io spero che i due Comuni puntino ad una professionalità elevata, tenendo presente che bisogna capire se il perimetro anche territoriale dell’azienda rimarrà questo o se ci si muoverà in modo diverso. I profili professionali devono essere adeguati alle strategie che si intendono promuovere.

La prima strategia del gruppo da definire è quella dimensionale: cosa pensa in merito?
Agms Aim avrebbe tutte le potenzialità per crescere. La nostra è una bella macchina energetica: oltre alla commercializzazione del gas, abbiamo impianti produttivi tradizionali, turbogas, con la centrale di Salionze, mentre quella di Ala è idroelettrica; e poi il fotovoltaico, l’eolico, il geotermico, sul quale stiamo lavorando….E’ una bella macchina che va messa insieme ad altre altrettanto belle e di dimensione più o meno analoga, in modo che si costituisca un gruppo dove nessun socio prevalga e dove si affermi una gestione coordinata e congiunta tra tutti i soggetti. Secondo me questa cosa si può fare, intanto, nell’area veronese, mettendo assieme la Bassa veronese, una parte dell’Est, verso Vicenza; un’altra verso Ovest… Poi secondo me sarebbe molto interessante un ragionamento forte con Dolomiti Energia – ossia Rovereto e Trento – e con Mantova. Su alcuni temi abbiamo già iniziato a ragionare in quest’ottica: pensiamo al trattamento dei rifiuti. Da Mantova a Verona o da Verona a Rovereto i trasporti sono più celeri che da certi posti della provincia… C’è da fare un impianto per il trattamento di pannolini e assorbenti? Facciamone uno solo, molto efficiente, che serva le esigenze di tutti, Spero e credo che i sindaci delle due città condividano queste opportunità di sviluppo.
Ca’ del Bue: una storia infinita. Che progetti ci sono?
Ca’ del Bue è un’area importante dove possiamo anche fare un centro di sperimentazione di nuove tecnologie. Entro questo mese sarà collaudato un impianto che farà biometano dalla frazione organica residua di rifiuti solidi urbani. Potrà alimentare gli autobus della provincia o quelli dell’Aima. Poi ci sono i residui della depurazione, i fanghi, che non possono più essere dispersi in campagna ma sono utilizzabili per alimentare l’impianto di biometano. Attualmente i fanghi vanno in discarica e costano tantissimo.

La nuova Amia in house: una bella scommessa…
Noi abbiamo deliberato la vendita al Comune di Amia, che poi la gestirà “in house”, come si dice. La raccolta dei rifiuti e il trattamento e la valorizzazione degli stessi possono diventare un business molto importante, a patto che si recuperino i ritardi enormi che abbiamo accumulato in materia di raccolta differenziata. L’importante è valorizzare tutto quello che viene raccolto per trasformare quello che finora è stato solo un problema in qualcosa che lo renda utile, secondo una logica di economia circolare. In discarica ci devono andare solo le cose che non possono in nessun modo esser utilizzate. E’ complesso ma si può.

Tra le novità che ha annunciato che c’è anche una Fondazione. Di che si tratta?
Questa estate, in assemblea, ho proposto ai Soci di separino nettamente le sponsorizzazioni, che sono un fatto concettualmente gestionale, dalle liberalità, che potrebbero essere gestite sulla base di criteri oggettivi da una apposita Fondazione. Gli investimenti in sponsorizzazioni devono avere un ritorno dimostrabile in termini di immagine. Mentre le risorse da destinare al sociale o alla cultura, come atti di liberalità, devono riguardare progetti strutturali ed essere gestiti seguendo criteri oggettivi e trasparenti.
Un’ultima domanda inevitabile: come saranno le nostre bollette questo inverno?
Non c’è un grande ottimismo, purtroppo: siamo in presenza di due guerre. l nostro principale fornitore è diventata l’Algeria, che rispetto al conflitto scoppiato in Medioriente si è schierata apertamente. Se la guerra dovesse allargarsi la situazione degli approvvigionamenti potrebbe peggiorare. Noi potremmo intervenire a favore delle fasce più deboli di clientela come abbiamo fatto lo scorso inverno, ma occorre il consenso dei Soci, perché questi aiuti diminuiscono inevitabilmente le risorse destinate ai Comuni.