Indagini sugli agenti alla Questura di Verona
Comunicazione al Consiglio comunale dell’ 8 giugno 2023 di di Alberto Battaggia
Pugni, ceffoni, spray al peperoncino, urina asciugata col proprio corpo, insulti razzisti, inviti a picchiare dove non ci sono telecamere, 5 agenti accusati di tortura, 23 agenti spostati in altre sedi per evitare colpevoli coinvolgimenti: il quadro che emerge dalle indagini promosse meritoriamente per otto mesi dalla stessa Questura di Verona sul comportamento del proprio personale è molto grave e sconcertante.

In uno stato di diritto, in un ordinamento costituzionale, come il nostro, ancorato a solidissimi principi di democrazia e rispetto dei diritti umani, i cittadini e chiunque risieda entro i confini di esso, hanno il sacrosanto diritto, da un lato, di essere protetti dalle forze di polizia nella sfera dei loro interessi privati e pubblici; dall’altro, di godere di tutte le garanzie che la civiltà giuridica liberale assicura a chi, di loro, è privato della libertà dalle forze dell’ordine per i reati che commette.
“Una volta ammanettato, anche il peggiore criminale è una persona e come tale da rispettare sempre”: cito le parole, che sottoscriviamo, del nuovo Questore di Verona Roberto Massucci. In questo senso, discutere della nozione del reato di tortura, come qualcuno ha fatto, per distogliere l’attenzione dalla gravità dei fatti, è fuorviante e strumentale.
“Una volta ammanettato, anche il peggiore criminale è una persona e come tale da rispettare sempre”
Davanti a questi fatti, la prima allarmata preoccupazione di un cittadino e a maggiore ragione di un politico non deve essere quella di interrogarsi sulle fattispecie concrete previste dal reato di tortura, ma quella di chiedersi come sia possibile che in un Paese che si definisce democratico dei poliziotti trattino in modo disumano le persone che sono in loro custodia!
In attesa degli esiti processuali della vicenda, che chiariranno i profili specifici di responsabilità, rinnoviamo la fiducia nei dirigenti e negli agenti della Questura di Verona, impegnati quotidianamente in un duro lavoro di controllo e prevenzione dei reati nel territorio, proprio per la determinazione dimostrata nel volere reprimere senza sconti ogni colpevole deviazione dai principi costituzionali e deontologici della loro professione.
Va anche riconosciuto che questo impresso dalla Questura di Verona sembra indicare un paradigma esemplare, anche a livello nazionale, di correttezza e affermazione rigorosa della legalità. Auspichiamo anche che si introducano nel nostro Paese i codici identificativi alfanumerici sui caschi degli agenti impegnati in azioni di tutela dell’ordine pubblico, come raccomandato dal Parlamento Europeo fin dal 2012. Su 27 Paesi membri, solo 5 non li utilizzano: Austria, Cipro, Lussemburgo, Olanda e Italia.
Gruppo Consiliare Damiano Tommasi Sindaco
Verona, 8 giugno 2023