Un grande piano per far rinascere Verona

di Giulio Saturni
Urbanista

Giulio Saturni

Il dibattito sul traforo di Verona è un tema che divide da decenni la città e la provincia. Da una parte, c’è chi sostiene che il traforo sia la soluzione definitiva al problema del traffico, dall’altra c’è chi ritiene che sia un’opera inutile e costosa, che non risolverebbe il problema alla radice.

Al fine di fare chiarezza su tale opera, è bene considerare che il progetto così come prospettato dall’ ultima amministrazione Sboarina ha un costo ben superiore ai 150 milioni di euro preventivato. Il casello di Castelnuovo è un esempio lampante di come i costi delle opere infrastrutturali siano lievitati: da un preventivo iniziale di 23 milioni si è passati ad oggi a ben 87 milioni. Il cofinanziamento di A4 per il traforo, pari a 53 milioni di euro, risulterebbe quindi sempre più marginale nel coprire i costi dell’opera. L’obbligo del pedaggio per rientrare dall’investimento è un altro limite del progetto. Il pedaggio infatti renderebbe l’opera ancora più costosa per i cittadini e ne scoraggerebbe l’utilizzo. Il traforo, terminando a Ca’ di Cozzi, non risolverebbe il problema del traffico, ma semplicemente lo sposterebbe su altre arterie, come Via Fincato e Via Mameli. Penso pertanto che il progetto del traforo di Verona così come prospettato presenti una serie di limiti che lo rende una soluzione non sostenibile né efficace per risolvere il problema del traffico cittadino, così come del resto già evidenziato anche dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) licenziato dalla passata amministrazione e confermato da quella attuale.

53 MILIONI
DAL TRAFORO ALLA STRADA DI GRONDA
Il tema del traforo si è improvvisamente riacceso nei giorni scorsi dopo l’approvazione, da parte del Consiglio comunale, del PUMS ereditato dalla amministrazione precedente, ove l’opera – riprogettata dall’amministrazione Sboarina – è contemplata. La polemica, da parte delle opposizioni, è venuta dopo la decisione dell’assessore Ferrari di dirottare sulla strada di gronda a Sud della città, 53 milioni di euro stanziati molti anni fa da A4 per il traforo e congelati data l’immobilità delle amministrazioni precedenti.

“Il progetto della precedente amministrazione non è sostenibile né efficace per risolvere il problema del traffico”

Il percorso del traforo proposto dalla precedente amministrazione e previsto dal Pums


Credo pertanto che il dibattito sul traforo di Verona debba essere affrontato in un’ottica diversa, seguendo ciò che stanno sperimentando in tutte le città europee le quali stanno puntando a soluzioni alternative all’uso dell’auto, come il trasporto pubblico di massa, le piste ciclabili e i parcheggi scambiatori.

Queste soluzioni sono più sostenibili e possono contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, a migliorare la qualità della vita dei cittadini e a rendere le città più vivibili. Teniamo poi presente che i piani e programmi europei e nazionali, come il PNRR, puntano decisamente a finanziare opere di mobilità sostenibile, piuttosto che nuove arterie stradali. Questo perché la mobilità sostenibile è considerata una priorità per la transizione ecologica e per il miglioramento della qualità della vita nelle città.

“I programmi europei ed il PNRR puntano a finanziare progetti di mobilità sostenibile

In questa logica Verona deve recuperare velocemente il gap ventennale che ha maturato nel campo della mobilità sostenibile. La città deve accelerare i lavori sulle opere già finanziate e al tempo stesso costruire le condizioni per progettarne di nuove, anche attraverso una maggior collaborazione con le altre istituzioni locali, a partire dalle vicine città capoluogo, dalla Provincia e dalla Regione. Ecco alcune proposte concrete che potrebbero essere messe in atto per risolvere il traffico cittadino:

Completamento del filobus e dei parcheggi scambiatori

Pper incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico supportato dal ribaltamento del casello di Verona sud (fondamentale per il funzionamento del parcheggio scambiatore della Genovesa)

Il parcheggio della Genovesa
Rendering del passaggio di un tram

Realizzazione di un sistema di trasporto pubblico di massa efficiente

Che colleghi Verona sud alla Fiera, al Centro storico, all’Ospedale, recuperando il progetto di Metro-tramvia del 1992 così come prospettato anche dal Piano di Assetto del Territorio (PAT);

Realizzazione del sistema ferrovia metropolitano (SFMR)

Sistema integrato con il trasporto provinciale su gomma, prevedendo come hub metropolitano la stazione di Porta Vescovo

Le linee dell’SFMR
L’aeroporto Valerio Catullo

Realizzazione del nuovo collegamento ferroviario con l’aeroporto

Piano parcheggi

Che progressivamente tolga le auto dalle strade per fare spazio a pedoni e ciclabili. Per quanto riguarda il traffico provinciale, le opere necessarie dovrebbero andare a completare e migliorare quelle esistenti, tra cui:

Parcheggi in Centro storico
Rendering della strada di gronda

Completamento della strada di gronda ovest

in direzione Valpolicella – (funzionale a migliorare l’accessibilità all’ospedale di Negrar e a decongestionare i centri di Parona-Arbizzano e Pedemonte);

Completamento della SR 434 fino a Basso Acquar

L’attuale uscita della 434 a Verona
Il casello di Verona Est

Rifacimento casello Verona est
Con eliminazione della rotonda di San Martino BA con nuovo cavalcavia

Realizzazione della terza corsia della tangenziale Sud

Tra san Giovanni Lupatoto e l’uscita di Alpo. Queste misure, insieme a una maggiore sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza della mobilità sostenibile, potrebbero contribuire a risolvere il problema del traffico a Verona in modo definitivo e a proiettare Verona verso una città più europea, verde e sostenibile.

La tangenziale Sud

*L’architetto Giulio Saturni è urbanista e panificatore territoriale