Grande Castelvecchio. L’ora del diritto

Si apre un nuovo capitolo, nella annosa vicenda del “Grande Castelvecchio”. Fino ad ora, le argomentazioni storiche e museologiche portate avanti dalla “Civica alleanza per un Grande Castelvecchio” al fine di ampliare e modernizzare il nostro principale museo, hanno avuto un obiettivo sostanzialmente politico: convincere le amministrazioni cittadine ed il Ministero della difesa della obiettiva necessità di trasferire il Circolo Ufficiali in un’altra sede.

Il meritorio lavoro di analisi e documentazione svolto in questi anni dalla associazione guidata dall’avvocato Stefano Dindo ha lascito pochi dubbi, sulla legittimità della richiesta. Ma se buona parte dell’opinione pubblica veronese ha dimostrato di avere inteso e condiviso l’obiettivo – decine e decine, ad esempio, le lettere di cittadini a “L’Arena di Verona” di questo segno – i risultati non sono ancora quelli sperati.

Stefano Dindo

Le amministrazioni precedenti a quella attuale, in particolare, hanno dimostrato una evidente timidezza, se non un’ostilità aperta, verso un tema ritenuto elettoralmente poco conveniente. Molti esponenti di destra lo hanno spesso presentato come una lesione alla dignità e ai “diritti acquisiti” dalle forze armate. Un equivoco privo di fondamento. Anche tra i militari e anche ai più alti livelli non sono mancati appoggi: perfino il precedente comandante della piazza di Verona ebbe l’anno scorso un confronto del tutto ragionevole con la “Civica alleanza”, dimostrando piena comprensione della serietà del problema.

Gli spazi del Museo di Castelvecchio occupati dal Circolo Ufficiali: 2000 + 1600 metri quadri
Il Circolo occupa una porzione del Castelvecchio di circa 1.600 metri quadrati al piano terreno e 400 metri quadrati al primo piano, oltre a circa 1.600 metri quadrati di aree scoperte.
Il Museo occupa 3.443 mq. e, quindi, solo il 65% in più del Circolo; con i locali del Circolo il Museo passerebbe a 5.443 mq.

La coalizione che sostiene Damiano Tommasi ha sposato l’obiettivo, inserendolo già in campagna elettorale nei propri programmi, ma si è trovato ben presto a fare i conti con il nuovo governo di Giorgia Meloni, che difficilmente considera il trasferimento del Circolo Ufficiali da Castelvecchio una priorità. Tuttavia, la battaglia, lungi dall’essere persa, forse comincia ad essere combattuta per davvero proprio adesso, forte di una strategia giuridica contro la quale opportunismi politici e strumentalità potrebbero improvvisamente volatilizzarsi.

La normativa dell’ “uso governativo”

Vediamo i passaggi decisivi. Nel 2016 l’Agenzia del Demanio consegna al Ministero della Difesa i locali del CIrcolo in “uso governativo”. Ciò ne permette l’utilizzazione gratuita e le opere di manutenzione a carico dello Stato. Ma il DPR 13 luglio 1998 n. 367 art. 2 e art. 466 comma 4 del DPR 15 marzo 2010 n. 90 prevede che l’ “uso governativo” gratuito di beni dello Stato rispetti il principio di “economicità e funzionalità”. Principio contraddetto in tutta evidenza dagli oltre 2000 metri quadri coperti e 1600 scoperti occupati dal Circolo. Si pensi che il Circolo Ufficiali di Roma, che ha anche funzioni di rappresentanza, ha una superficie di soli circa 800 metri quadri. Come se ciò non bastasse, l’occupazione dei locali contraddice anche due norme del Codice dei Beni culturali: l’art.102 vuole che i complessi monumentali di proprietà dello Stato debbano essere aperti al pubblico; mentre l’art. 106 del medesimo codice, ove non si applicasse la disposizione precedente, prevede che i beni storici dello Stato possano essere concessi in uso esclusivo a condizione che vi sia l’autorizzazione del Ministero dei beni culturali all’accesso del pubblico.

LE RAGIONI DELLA LEGGE
a) Il Ministero della Difesa ha consegnato i locali al Circolo in “uso governativo” gratuito
b) la concessione in uso governativo gratuito di beni dello Stato vale solo se viene rispettato il principio di economicità e funzionalità
c) l’occupazione a titolo gratuito degli oltre 2000 metri quadrati coperti e 1600 metri
quadri scoperti da parte del Circolo non sembra coerente con la normativa in materia di “uso governativo
“.
d) Il Codice dei Beni culturali dispone che i beni monumentali statali debbano essere aperti al pubblico e – se ciò non accade – che solo il Ministero dei Beni culturali possa concederne l’uso esclusivo.

Ampliamento indispensabile

Le esigenze di ampliamento e modernizzazione del Museo sono obiettive. Dopo sessant’anni dall’ intervento restaurativo di Carlo Scarpa, il Museo deve adeguarsi agli standard di oggi, richiesti anche dalla nuova definizione di museo dell’International Council of Museums adottata a Praga l’anno scorso.

Mancano uffici per il personale e spazi adeguati ai servizi essenziali per i visitatori, quali accoglienza per singoli, gruppi e scuole, e un punto di ristorazione, senza parlare dei servizi igienici e dalle carenze che riguardano l’accessibilità al monumento per i diversamente abili: anche la Consulta per la disabilità di Verona ha condiviso la richiesta dell’ampliamento di Castelvecchio.
L’unica possibilità di dotare il Museo di locali idonei per soddisfare le esigenze sopra menzionate è quello di ampliarlo nei locali attualmente occupati dal Circolo Unificato dell’Esercito, così come era previsto sin dal 1928, quando il Ministro delle Finanze concesse in uso al Comune di Verona l’intero castello, con l’intesa che il Circolo sarebbe potuto rimanere nel castello fino al reperimento di altra sede idonea da parte del Comune.

“MUSEO” PER ICOM
Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze. 

Su quest’ultimo punto, le ipotesi avanzate sono due. La più concreta, nel senso di essere assistita da un progetto già realizzato e donato gratuitamente dall’Associazione Amici dei Musei Civici di Verona al Ministero della Difesa, è quella dell’ ex Comunità di San Giacomo di Galizia, facente parte del
complesso dell’ex ospedale militare. Un’altra è quella di Palazzo Carli, in via Roma, già sede del comando Nato.

Il presidente della Civica Alleanza Stefano Dindo ha recentemente dichiarato, durante una audizione della Sesta commissione Cultura e Turismo sul tema, di avere tutta l’intenzione di fare valere i diritti del Museo di Castelvecchio in sede legale.