Catullo per sempre

Marco Wallner: “I soci pubblici devono presidiare il territorio”

di Alberto Battaggia

Ci siamo. Tra pochi giorni – giovedì 21 settembre – l’Assemblea dei Soci dell’Aeroporto Valerio Catullo Spa si riunirà per decidere un aumento di capitale di 30 milioni di euro. Un passaggio importante in termini aziendali per gli investimenti programmati; e decisivo in termini societari per le possibili conseguenze: qualora i soci pubblici declinassero tutti o in parte l’invito, è probabile che le quote sarebbero acquistate dal socio privato Save, che potrebbe così raggiungere la maggioranza assoluta delle azioni.

L’Aeroporto Valerio Catullo
Marco Wallner

Considerando che già ora Save, statutariamente, ha il diritto di scegliere l’amministratore delegato, alcuni sostengono che ha poco senso, per i soci pubblici, dissanguarsi per sostenere una società partecipata che di fatto non si controlla nemmeno con la maggioranza azionaria. Specialmente se si ha solo il 4,679 per cento come il nostro Comune, al quale la sottoscrizione costerebbe 1.414.000 euro. Altri, al contrario, ritengono che abbandonare un asset come l’aeroporto sarebbe un errore gravissimo, dato il carattere strategico e le potenzialità di sviluppo che esso presenterebbe.
Una seconda criticità riguarda la concessione dello scalo riconosciuta a suo tempo senza gara al Catullo dall’Enac (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) grazie alla maggioranza pubblica della proprietà. Cosa accadrebbe se venisse meno questa condizione?

Abbiamo chiesto una valutazione su tutto ciò a Marco Wallner, dal giugno scorso entrato nel Consiglio di amministrazione della Valerio Catullo Spa in rappresentanza del Comune di Verona

La prima domanda è a bruciapelo: il Comune di Verona deve partecipare all’aumento di capitale?

Assolutamente sì. Come tutti i soci pubblici.

Per motivi politici?

Non solo: oltre alle ragioni di tutela degli interessi territoriali, la partecipazione potrebbe anche essere conveniente per la redditività. Tutti gli indicatori convergono nel segnalare che la grande ripresa ed espansione dell’economia aeroportuale è destinata a durare per anni. I soci pubblici hanno già investito notevoli risorse nell’aeroporto. Sarebbe paradossale vendere le azioni proprio quando quei sacrifici potrebbero essere ripagati.

L’assetto societario del Catullo vede, da un lato, l’imprenditore privato Save detenere il 43,475 per cento delle azioni; e, dall’altro, i cosiddetti soci pubblici, dalla Camera di Commercio di Verona, col 18,81 per cento, alla Provincia di Brescia col 2,153 per cento. Il nostro Comune ne detiene il 4,679 per cento. Il privato Fondazione Cariverona ha invece già annunciato di volere vendere il proprio 3,009 per cento.

Quanto è importante il Valerio Catullo per la nostra città? E cosa dovrebbero fare i soci pubblici?

L’aeroporto è un asset strategico importantissimo, che ha un impatto fortissimo sul territorio – si parla di 7000 occupati nell’indotto – sui cittadini, sul tessuto economico imprenditoriale. Non esiste città industriale e turistica al mondo che non abbia un aeroporto alle spalle. Il presidio pubblico è fondamentale: a maggiore ragione se la struttura è guidata da un imprenditore privato, che potrebbe legittimamente privilegiare la propria ottica aziendale e quindi, magari, altri asset, altri aeroporti, perché da quelli ricava profitti maggiori. Ma noi veronesi abbiamo bisogno di tratte che consentano di andare in tutto il mondo e di fare venire nella nostra città visitatori da tutto il mondo. Io sono favorevole alla presenza di un imprenditore privato alla guida del nostro aeroporto. Tuttavia, se la parte pubblica non è presente, se questa non definisce le linee strategiche che salvaguardino gli interessi territoriali, questo rischio di appiattimento su una logica puramente aziendale c’è. Negli anni passati questo presidio è mancato.

Nel 2014, a fronte di una crisi aziendale che si era fatta drammatica, i principali soci pubblici favorirono l’ingresso di SAVE spa nel Catullo. Come valuta l’operato di costoro nei confronti della nuova conduzione aziendale degli anni successivi?

La città, scientemente o meno, in questi anni, ha di fatto completamente delegato a Save la definizione delle linee guida strategiche dell’aeroporto. E questo è stato un errore. Perché Save è un operatore che sa fare molto bene il suo mestiere e quindi ha ben chiari i suoi interessi, che non riguardano solo Verona ma anche l’insieme delle attività in cui è impegnata.

Save ha delle responsabilità specifiche?

Il nostro aeroporto ha sofferto di un sacco di problemi; poi è venuto il Covid, ha perso slot, rotte… Save ha agito come imprenditore, facilitato dalla arrendevolezza dei soci pubblici.

L’aeroporto è un asset strategico importantissimo, che ha un impatto fortissimo sul territorio – si parla di 7000 occupati nell’indotto – sui cittadini, sul tessuto economico imprenditoriale. Non esiste città industriale e turistica al mondo che non abbia un aeroporto alle spalle. Il presidio pubblico è fondamentale: a maggiore ragione se la struttura è guidata da un imprenditore privato, che potrebbe legittimamente privilegiare la propria ottica aziendale e quindi, magari, altri asset, altri aeroporti, perché da quelli ricava profitti maggiori. Ma noi veronesi abbiamo bisogno di tratte che consentano di andare in tutto il mondo e di fare venire nella nostra città visitatori da tutto il mondo. Io sono favorevole alla presenza di un imprenditore privato alla guida del nostro aeroporto. Tuttavia, se la parte pubblica non è presente, se questa non definisce le linee strategiche che salvaguardino gli interessi territoriali, questo rischio di appiattimento su una logica puramente aziendale c’è. Negli anni passati questo presidio è mancato.

Questo sbilanciamento di poteri tra socio privato e soci pubblici è originario: il diritto di Save alla nomina dell’amministratore delegato, quale che sia la quota azionaria posseduta, è previsto dallo Statuto, che recepì i patti sociali firmati nel 2014. Come rimediare?

L’errore alla base è che il socio pubblico non riesce ad agire come soggetto unico. In teoria rappresenta una quota superiore a quella di Save, ma poi non riesce a farla valere unitariamente. Aerogest srl [la società che rappresentava unitariamente i soci pubblici del Catullo, sciolta due anni fa in forza della legge Madia, ndr] a questo serviva. Occorre, innanzitutto, che i soci pubblici ritrovino unità di intenti.

Hanno pesato le tensioni di questi mesi tra Camera di commercio e Comune di Verona originate dall’aspro confronto in Fondazione Arena?

Sì sono avvertite e ora occorre superarle. Dobbiamo coordinarci e ragionare assieme in modo che Save abbia di fronte una controparte seria ma anche forte e per questo davvero credibile.

Potrebbero esserci conseguenze sulla concessione, qualora l’insieme dei soci pubblici perdessero la maggioranza azionaria?

Sono certo che non si porrà il problema.