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Occorre decidere con chi fare gruppo per stare sul mercato. Ed internazionalizzarsi di più. Le ipotesi di Milano, Bologna, Rimini
di Alberto Battaggia
Duecentotremila operatori tra occupati diretti e indotto; una produzione che arriva al valore di 1,4 miliardi di euro; 3700 addetti diretti; circa 1000 eventi fieristici all’anno; 200 mila imprese coinvolte e una media di 20 milioni di operatori provenienti da tutto il mondo. Con il 23 per cento di quota di mercato, il sistema fieristico nazionale è il secondo in Europa dopo la Germania. Questi i dati con i quali Maurizio Danese, presidente di Aefi (Associazione esposizioni fiere italiane) ed amministratore delegato di Veronafiere spa, citando alcuni recenti studi condotti da Confindustria-Fiera Milano-Cfi e da Prometeia-Aefi, presentava ad inizio anno il quadro generale del comparto. Uscito a pezzi dalla pandemia, il sistema fieristico internazionale e quello italiano sembrano essersi decisamente ripresi. E la Fiera di Verona? E’ vero che il bilancio 2022 è stato approvato proprio in questi giorni (il 4 di luglio) con un passivo di 5 milioni di euro; tuttavia, il trend è stato molto incoraggiante, visto che la nostra Fiera ha chiuso il 2022 con 107,7 milioni sul 2019, in crescita del 2,1 per cento. Merito dei suoi punti di forza, innanzitutto Vinitaly, che ha rappresentato il 60 per cento dell’intero fatturato o Marmomac. Anche altrove segnali incoraggianti: Milano è arrivata al 75 per cento dei ricavi pre-Covid.
I PADRONI DELLA FIERA Come si evince dallo specchietto, il Comune di Verona, con il 39,48% delle quote azionarie è il principale socio della Fiera di Verona, distanziando di 15 punti percentuali Fondazione Cariverona, che ne ha il 24,07 per cento e più che doppiando la Camera di Commercio, che ne rappresenta il 14,36 per cento. Seguono Banco BPM col 7, Generali -Società Cattolica di Assicurazione col 6,01 e Agenzia Veneta per l’Innovazione col 5,49 per cento..
Decisamente minoritarie le quote della Provincia di Verona, 1,40; Intesa San Paolo, 1,35; Banca Veronese Credito Cooperativo di Concamarise, 0,61 ed Immobiliare Magazzini Srl, con lo 0,18 per cento.

Troppe fiere, troppo piccole
Tutto bene, allora? Non proprio: se la fase più drammatica della crisi è alle spalle, la pandemia ha lasciato sul tappeto i problemi strutturali, del sistema fieristico nazionale, in particolare quello dimensionale. Che si aggancia a quello del modesto livello di internazionalità: solo il 10 per cento dei ricavi complessivi vengono dall’estero. In due parole: troppe fiere, troppo piccole, troppo nazionali, Fiera di Verona compresa. Nel mondo la logica che si sta affermando è quella della concentrazione. Vale per gli Usa, la Cina, la Francia…. La Germania è la nazione leader in Europa sia per superfici espositive, che per numero di “poli fieristici internazionali”, dieci: alcuni di questi, tuttavia, hanno sacrificato la tradizionale concorrenzialità a favore di accordi diretti: è il caso di Colonia, Francoforte, Norimberga. Si cercano sinergie, accordi di mercato, complementarità, integrazioni.


IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DELLA FIERA DI VERONA
Federico Bricolo (presidente)
Romano Artoni (vicepresidente)
Matteo Gelmetti (vicepresidente)
Maurizio Danese (amministratore delegato) Alberto Segafredo (consigliere)
Alex Vantini (consigliere)
Mario Veronesi (consiglieri)
In Italia l’AEFI conta ben quarantacinque “quartieri fieristici”, ognuno dotato di più di 5000 metri quadrati di superficie: va perciò sottolineata, rispetto ai modelli europei, la frammentarietà degli operatori, che ospitano stand di imprese medio-piccole le quali presentano prodotti merceologicamente meno standardizzati.

I poli fieristici italiani più significativi, di livello internazionale, dotati di più di 100.000 metri quadrati di superficie espositiva, sono sette: la Fondazione Fiera di Milano, Bologna Fiere, Rimini Fiera, Fiera di Verona, Fiera di Levante a Bari, Fiera di Roma, Fiera di Genova. Le più importanti sono le prime quattro. Il modo in cui evolverà il sistema fieristico nazionale dipenderà, in buona parte, dalle scelte che queste faranno nei prossimi mesi.
FIERA MILANO Spa (Rho/Pero) /FIERA MILANO CITY (Milano)
Attiva dal 1920, è il più importante polo fieristico italiano con 345.000 mq e 60.000 mq scoperti nel quartiere di Rho/Pero, oltre a 32.300 mq nel polo di Milano City (attivo dal 1923) e 21.790 mq a M.Co (Milano Congressi). Organizza circa 80 manifestazioni annue in Italia e 30 all’estero con 36.000 espositori e 4,5 milioni di visitatori. Presidente: Carlo Bonomi, Amministratore Delegato: Francesco Conci. Fondazione Fiera Milano è azionista di maggioranza di Fiera Milano Spa con il 63,82% ed è proprietaria del quartiere espositivo Fiera Milano e del centro congressuale M.Co. Presidente: Enrico Pazzali. È quotata dal 2002 sul mercato telematico azionario di Borsa Italiana (segmento Star). Nel marzo 2023, con un’ottica di attenzione al settore agroalimentare, acquisisce il 18,5% della Fiera di Parma.
ITALIAN EXHIBITION GROUP Spa (FIERA RIMINI/FIERA VICENZA)
Nel 2002 nasce Italian Exhibition Group Spa che raggruppa insieme la nuova Fiera di Rimini, che completata nel 2001 e oggetto di riqualificazione nel 2017, vanta un quartiere di 120.000 mq espositivi e 60,000 mq per servizi, e la Fiera di Vicenza, nata nel 1948 e oggetto di ampia riqualificazione nel 2014, con un polo espositivo di 57.000 mq. Del gruppo fa parte anche il Convention Bureau della Riviera di Rimini, costruito nel 2011 su 38.000 mq. Nel 2022 il gruppo ha organizzato 51 fiere fra organizzare e ospitate e 122 eventi congressuali. Dal 2019 I.E.G è quotata sul mercato telematico azionario di Borsa Italiana (segmento Star). Presidente: Lorenzo Cagnoni, Amministratore Delegato: Corrado Peraboni.
BOLOGNAFIERE Spa
Nata nel 1888, il nuovo quartiere è stato inaugurato nel 1965. Si estende per 200.000 mq, organizza circa 100 manifestazioni annue con eventi esportati in 12 paesi, 25.000 espositori e 2,2 milioni di visitatori. Gestisce la fiera bolognese, controlla e coordina anche le attività dei quartieri di Modenafiera e FerraraFiereCongressi. È inoltre partner industriale della Nuova Fiera del Levante di Bari. Presidente: Giampiero Calzolari, Direttore Generale: Antonio Bruzzone. La composizione societaria è la seguente: Comune di Bologna (26,34%), Camera di Commercio (19,77%), Regione Emilia Romagna (9,44%), città metropolitana di Bologna (9,10%), GL Events Italia 5,22%), Confindustria Emilia Romagna 4,67%), Fondazione Cassa Risparmio Bologna (3,34%), altri (22,89 %).
VERONAFIERE Spa
Nata nel 1898 come fiera dei cavalli nell’area dietro piazza Bra’, nel 1930 diventa anche fiera dell’agricoltura e nel 1946 si trasferisce nel nuovo quartiere in Borgo Roma. Estesa su 309.000 mq totali con 155.000 mq espositivi, organizza annualmente circa 50 manifestazioni in Italia e 23 all’estero in 12 paesi. Vanta 1,1 milioni di visitatori annui, 15.000 aziende espositrici e 150 eventi congressuali. Presidente: Federico Bricolo, Amministratore Delegato: Maurizio Danese. Diventa SPA nel 2016. La composizione societaria è la seguente: Comune di Verona (39,4%), Fondazione Cassa Risparmio (24,078%), Camera di Commercio (12,985%), Cattolica/Generali Assicurazioni (7,075%), Banco BPM (7,009%), Agenzia Veneta per l’innovazione nel Settore Primario (5,379%), Provincia Verona (1,401), INTESA San Paolo (1,354%), altri (1,22 %).
Modelli gestionali
I modelli gestionali seguiti in queste quattro esperienze sono stati relativamente diversi. La Fiera di Verona organizza direttamente circa il 90 per cento delle manifestazioni che ospita. Il modello opposto, in Italia, è stato quello della Fiera di Milano, che, come nelle fiere americane, ha privilegiato la locazione dei suoi servizi, anche se negli ultimi anni la quota delle manifestazioni dirette è arrivata a coprire il 50 per cento del totale. La Fiera di Bologna ha seguito finora un modello a metà tra quello milanese e quello scaligero, dimostrando buone capacità di gestione diretta delle manifestazioni , circa il 70 per cento, ma organizzando anche importanti manifestazioni di clienti.
Anche Rimini ha seguito un modello simile, avendo, come specificità, una intensissima attività congressuale, supportata dalla Regione. Bologna e Rimini, tuttavia, non hanno mai collaborato: un’eredita delle rivalità emiliano-romagnole? Forse, ma è così. Tanto che Rimini, con una scelta trans-regionale del tutto inedita nella tradizione italiana e fortemente voluta dal presidente Lorenzo Cagnoni, si è alla fine alleata non con la sorella bolognese, ma con la Fiera di Vicenza. Fusione che ha dato ottimi risultati in tema di mercato ed internazionalità, grazie alle complementarità realizzate con l’oreficeria vicentina.
Verso quale polo guardare?
Verso quale polo deve guardare Verona, in vista di possibili sinergie o fusioni? Milano, Bologna, Rimini? O all’estero, come suggerisce qualcuno? La Lombardia, anche in questo campo, esercita sempre un forte fascino sulle ambizioni di sviluppo dell’economia veronese, a conferma delle sue resistenze ad essere fagocitata dal sistema economico-politico nordestino. E tuttavia, anche Milano spaventa un po’ per gli stessi motivi: quanto peso avrebbe la Fiera di Verona inserita nella imponente realtà meneghina? Taluni allora guardano alla robusta struttura emiliana di Bologna; altri a quella romagnolo-vicentina di Rimini. Sono scelte da ponderare non solo rispetto ai posizionamenti di mercato dei poli, ma anche rispetto alle nuove caratteristiche che i servizi fieristici hanno assunto dopo il Covid.
Il partito dell’autonomia
E’anche presente, va detto, un partito dell’autonomia. Le fiere italiane sono poco complementari tra loro: il rischio è che una fusione con una di esse, oltre che mettere in discussione la sovranità territoriale, finisca inevitabilmente per sacrificare nostre vocazioni tradizionali e comporti pure, in nome delle economie di scala, pesanti sacrifici occupazionali. Una strada, tutta da esplorare, potrebbe essere quella di un supporto governativo fatto di consistenti investimenti per aiutare la penetrazione sui mercati esteri delle principali fiere italiane.
LE PRINCIPALI MANIFESTAZIONI FIERISTICHE VERONESI | LE SOCIETÀ DEL GRUPPO |
ArtVerona. Fiera d’Arte Moderna e Contemporanea CosmoBike Show. International bike exhibition Elettroexpo. Fiera dell’elettronica e del radioamatore Enolitech. Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l`enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie Fieragricola. International agricultural technologies show Fieracavalli. Fiera più antica, presente fin dal 1898 Innovabiomed. Innovazione al servizio dell’industria biomedicale JOB&Orienta. Dedicata all’orientamento, alla scuola, alla formazione e al lavo Marmomac. Mostra internazionale di marmi, design e tecnologie Model Expo Italy. Fiera del modellismo statico e dinamico Motor Bike Expo. Fiera dedicata alle moto Progetto Fuoco. Mostra internazionale di impianti ed attrezzature per la produzione di calore ed energia dalla combustione di legna Samoter. Salone internazionale macchine per costruzioni Sol&Agrifood. Salone internazionaledell’agroalimentare di qualità Veronafil. Fiera dedicata alla numismatica e alla filatelia Vinitaly. Salone internazionale del vino e dei distillati | Veronafiere Servizi Spa (70%) Piemmeti Spa (100%) Veronafiere do Brasil (51%) Veronafiere Asia Ltd (100%) Metef Srl (50%) |
Le alleanze interne
Una seconda scelta strategica riguarda le alleanze interne. Qui la parte del padrone, almeno relativamente, la fa il Comune di Verona, che detiene più del 39 per cento del pacchetto azionario: con Fondazione Cariverona, ad esempio, che lo segue con oltre il 24 per cento, non ci sarebbe partita. E’ vero però che presidente e consiglieri di amministrazione, come si ricorderà, sono freschi di nomina, avendo provveduto al rinnovo la precedente amministrazione, poche settimane prima delle elezioni. Il Sindaco, come è noto, ha ribadito più volte la sua contrarietà allo spoil system: se non ci sono motivi particolari, le governance ereditate si mantengono.